Pubblicato il: 08/03/2021
Il logo di Talents Venture

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Puntare a un radicale aggiornamento dei corsi di laurea, riformare il dottorato e potenziare le attività di orientamento sono, secondo Marina Brambilla, prorettrice ai Servizi per la didattica e agli studenti dell’Università Statale di Milano, gli "ingredienti della ricetta" con cui affrontare l’impatto degli effetti della crisi demografica sul sistema universitario italiano.

La "ricetta" della professoressa Brambilla è stata presentata dall’Osservatorio Talents Venture nel recente studio dal titolo “Che impatti avrà la crisi demografica sull’università italiana”, in cui la docente di Lingua e traduzione tedesca della Statale è intervenuta sul tema insieme a a Donatella Sciuto, prorettrice vicaria del Politecnico di Milano, e Angela Costabile, delegata all'orientamento in ingresso e al counselling psicologico dell’Università della Calabria.

Mentre negli ultimi 10 anni, racconta lo studio, le immatricolazioni sono cresciute si assiste a una forte contrazione delle nascite, che apre a una vera e propria crisi demografica. L’ISTAT prevede che nel 2040 la popolazione giovanile sarà circa il 13% in meno di quella del 2020 e se ad oggi ogni 100 giovani ci sono 115 67enni, nel 2040 questo rapporto potrebbe crescere a 184 67enni ogni 100 giovani.

Di fronte a questi dati, lo studio dell'Osservatorio Talents Venture propone tre scenari possibiliBase (4500 immatricolati in media all’anno fino al a.a.2028-2029, seguiti da drastica riduzione e picco minimo nel 2038, con una perdita di circa 260 mila immatricolati), Crescita Lieve (primo periodo fino all’a.a. 2033-2034 con una crescita di 120 mila immatricolati all’anno e, dall’aa. 2034-2035 forte decrescita di iscritti all’università, dovuta alla crisi demografica, Crescita Forte (un aumento degli immatricolati durevole nel periodo analizzato 2020-2040).

Ai tre scenari corrisponde un differente bisogno di Atenei: se nello Scenario Base, dal 2020 al 2040, fino a 17 atenei potrebbero ritrovarsi senza nuovi immatricolati, in quello a Crescita Lieve servirebbero otto nuovi atenei per assorbire le nuove richieste che salgono fino a 29 nuove università per affrontare lo Scenario Crescita Forte.

Per fronteggiare la crisi demografica, gli atenei dovranno lavorare su tre direttrici – afferma la professoressa Brambilla - in primis sull’aggiornamento dei corsi di laurea. Per evitare di rimanere ingabbiati nelle tabelle ministeriali, le classificazioni delle classi di laurea necessitano di una revisione per rispondere con altrettanta velocità all’esigenze del mercato del lavoro. In seconda battuta, serve riformare il dottorato affinché questo non venga utilizzato e percepito solamente come un accesso alla carriera accademica ma rappresenti anche un titolo spendibile in altri percorsi professionali come quello aziendale. Infine, rimane cruciale il ruolo di un orientamento integrato, che parta dalla scuola e accompagni gli studenti per tutto il percorso di studio - anche collaborando con il mondo degli ITS - e che metta al centro i servizi offerti agli studenti, specie in tema di diritto allo studio e di student housing".
 

Quanto scritto nel Recovery Plan – conclude Marina Brambilla - sembra andare nella giusta direzione in quanto si parla di riforma del dottorato e si mira a un potenziamento del diritto allo studio, attraverso un ampliamento del numero di borsisti e alla destinazione di risorse sulle residenze universitarie. Servirà lavorare bene sull’implementazione dei progetti affinché non rimangano solamente dei buoni propositi”.

 

Leggi lo studio “Che impatti avrà la crisi demografica sull’università italiana” sul sito dell’Osservatorio Talents Venture.

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