Parte di Centenario. Dieci per 100: dieci oggetti per 100 anni
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Centenario dell'Università degli Studi di Milano, progetto DIECI per 100.

Un sacchetto di terra di migrante, rinvenuto tra i resti del drammatico naufragio del 18 aprile 2015 nel canale di Sicilia e facente parte dei reperti studiati dal LabAnOF, rappresenta il sesto oggetto di narrazione del Centenario dell’Università Statale di Milano. A riflettere su migrazioni e diritti umani, Marilisa D’Amico, prorettrice alla Legalità, trasparenza e parità di diritti, Danilo De Angelis, medico legale, Paolo Inghilleri, psicologo sociale e Milena Santerini, pedagogista.

Centenario dell'Università degli Studi di Milano, progetto DIECI per 100.
Evento del Centenario
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19 Marzo 2024
ore 18:30
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Luogo accessibile
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2024-03-19 18:30:00 2024-03-19 20:00:00 Europe/Rome Dieci per 100. #6 Sacchetto di terra di migrante A cura di K Analisi ed elaborazione testi, reperimento e collegamento link/info ciclo d'eventi Dieci per 100 --- work with Veronica aggiunti SSD in Mediazione linguistica e culturale, Medicina e chirurgia, Scienze politiche --- Titolo originario: Dieci per 100 OGGETTO #6: Sacchetto di terra di migrante Testo breve originario: In questo sesto incontro del progetto “DIECI per 100”, il tema dell’umanità è chiuso dentro un piccolo sacchetto di terra, ritrovato tra i resti di quel tragico naufragio e facente parte dei reperti studiati dal LabAnOF, Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense di UNIMI, diretto da Cristina Cattaneo. Testo esteso: A parlare di migrazioni e di diritti umani ci saranno Danilo De Angelis, docente di medicina legale, LabAnOF; Marilisa D’Amico, docente di diritto pubblico e prorettrice delegata a Legalità, Trasparenza e Parita’ di Diritti; Paolo Inghilleri, docente di psicologia sociale. Ospite: Milena Santerini, Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali dell’Università Cattolica di Milano e comunità di Sant’Egidio. L’incontro sarà preceduto da una lettura teatrale con testo di Eleonora Simula, studentessa di Lettere moderne, letto da Tiziana Moncada. "Era come se qualcuno avesse messo dieci scheletri in un sacco, lo avesse scosso ben bene e poi rovesciato sul ponte. Si chiamano “resti commisti”: l'incubo di ogni antropologo". Un mucchio di corpi più o meno conservati e di resti scheletrici ammassati alla rinfusa. E insieme ad essi, oggetti, tessuti, frammenti di cose appartenute a quelle persone morte. Il 18 aprile 2015 un barcone proveniente dalla Libia naufragava canale di Sicilia. Quasi mille migranti, ammassati come bestie sul ponte, nella stiva, e perfino nel vano motore, trovarono la morte nelle acque del mare. Molti dei loro corpi rimasero per quasi un anno a 300 metri di profondità. Quando finalmente furono recuperati, l’impresa di dare loro un nome pareva insormontabile: non solo dal punto di vista scientifico, ma anche per i costi enormi e le difficoltà burocratiche, politiche e diplomatiche che coinvolgevano diversi paesi dentro e fuori l’Europa, nessuno dei quali voleva farsi carico di questa impresa. A volte bisogna fare non ciò che è conveniente, ma ciò che è giusto: ridare un’identità a quegli uomini, a quelle donne, a quei bambini. Restituire i corpi e gli effetti personali, per quanto possibile, alle famiglie e ai paesi d’origine; permettere alle vedove di piangere i loro figli e mariti, e di continuare a vivere. Scienza e conoscenza non possono esistere senza umanità. L’umanità non può esistere senza diritti che tutelino tutti ma soprattutto i più fragili, i più bisognosi. Dare un senso al dolore, capirne l’origine e progettare dei modi per alleviarlo, a livello individuale e sociale è una delle grandi sfide a cui la società, e quindi anche l’università, deve saper rispondere. MOSSO MILANO; Via Angelo Mosso, 3, 20127 Milano (MI)
19 Marzo 2024
ore 18:30
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