Immagine dal sito della rivista Science
La rivista Science pubblica l'articolo di Giuseppe Testa e Luca Marelli, un importante contributo al dibattito sull'impatto sulla ricerca scientifica e sulla nostra vita del General Data Protection Regulation (GDPR), il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali, in vigore dal 25 maggio.
I due scienziati e studiosi del dipartimento di Oncologia sperimentale dell'Istituto Europeo di Oncologia (IEO) e del dipartimento di Oncologia ed Emato-oncologia dell'Università Statale di Milano, affrontano gli aspetti più delicati del trattamento dei dati personali acquisiti per gli studi scientifici che, essendo in formato digitale, rischiano di essere riutilizzati per altri studi e da istituzioni diverse da quella che li ha originariamente raccolti.
È il caso della biobanca genomica Shardna, che ha collezionato migliaia di dati genetici, sanitari e genealogici di cittadini sardi per fare ricerca sulle loro malattie. Quando Shardna è stata rilevata dalla biotech inglese Tiziana Life Sciences, il Garante della privacy italiano ha bloccato le operazioni di trattamento dei dati, sostenendo che se cambia il titolare del trattamento, bisogna richiedere nuovamente a tutti i titolari dei dati un nuovo consenso. Una posizione ribaltata però dalla sentenza di primo grado del Tribunale di Cagliari che ha invece riconosciuto a Tiziana Life Sciences la possibilità di utilizzare il database, senza bisogno di acquisire un nuovo consenso.
Luca Marelli e Giuseppe Testa sottolineano nel loro articolo l'ambivalenza del nuovo regolamento europeo sulla questione dell'uso e del riutilizzo dei dati personali per fini di ricerca scientifica.
Il GDPR introduce, infatti, una serie di facilitazioni e deroghe e fornisce un'interpretazione molto ampia di cosa costituisca "ricerca scientifica", fino a comprendere la ricerca svolta con fondi privati e per finalità non necessariamente volte al perseguimento del pubblico interesse. D'altro lato, pone le basi per la promozione degli interessi e delle istanze dei pazienti e dei partecipanti alla ricerca, richiedendo, prima di poter riutilizzare dati personali, di condurre un'analisi del rapporto fra l'ente che cede il dato e quello che lo acquisisce, verificando che gli obiettivi e i valori delle due istituzioni siano compatibili.
Il nuovo regolamento pone, inoltre, grande importanza al ruolo svolto dagli organismi regolatori della ricerca biomedica, quali i comitati etici e le istituzioni scientifiche impegnate nella creazione di specifici codici di condotta, oltre a promuovere una grande responsabilizzazione collettiva circa la tutela e la circolazione dei dati personali.
Quale sarà il risultato nell'uso pratico di questa responsabilità deve essere per gli autori materia di riflessione da esercitare anche sul concetto di ricerca scientifica, sui suoi confini e sui limiti alla sua libertà.
Tutti i dettagli nel comunicato stampa e nell'articolo in versione integrale.
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