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Una giara rinvenuta durante lo studio in Georgia - Foto di Osvaldo Failla, 2017
La rivista PNAS (Proceedings of National Academy of Sciences) pubblica uno studio internazionale, a cui ha partecipato anche l'Università Statale di Milano, che fissa a 8000 anni fa le prime tracce di vinificazione, con uno spostamento di 600-1000 anni indietro rispetto a precedenti ritrovamenti.
La storia della vite ha inizio, infatti, 60 milioni di anni fa, nel caldissimo Eocene, che vide la comparsa del genere Vitis, con oltre 60 specie di cui una, Vitis vinifera sylvestris, antenato selvatico della vite domestica, si affermò incontrastata in Asia Occidentale e nell'area Euro-Mediterranea.
Durante le ere glaciali del Quaternario la vite, specie termofila, riuscì, comunque, a sopravvivere nella fascia costiera del Mediterraneo e in aree rifugio poste a sud di grandi catene montuose, come il Gran Caucaso, le Alpi, i Pirenei. Ed è qui che gli esseri umani avranno un primo contatto con la vite durante l'ultima glaciazione (la cosiddetta glaciazione di Würm), consumandone i frutti e producendo, forse, le prime bevande fermentate, antenate del vino, seguito dalla fase mite nota come Olocene (10-11mila anni anni fa), che ha visto invece la nascita dell'agricoltura e la domesticazione di piante erbacee - frumento, orzo, riso, mais, sorgo e varie leguminose - che diventeranno poi essenziali per la nostra sicurezza.
La ricerca appena pubblica su PNAS, pertanto, si inserisce tra studi precedenti sull'età della prima vinificazione, come quelli originalissimi di Patrick McGovern, direttore scientifico del progetto di archeologia biomolecolare per la cucina, le bevande fermentate e la salute del Penn Museum di Filadelfia, che nel 1996 pubblicò su Nature un lavoro in cui datava a 7000-7400 anni fa le tracce di vinificazione presenti in giare ritrovate a Hajji Firuz Tepe sui monti Zagros (Iran).
Indagando le tracce di vinificazione presenti su resti archeologici scavati nei siti di Shulaveris Gora e Gadachrili Gora datati al Neolitico (circa 8000 anni fa), a 50 chilometri a sud della capitale moderna di Tbilisi, lo studio segna quindi un passo in avanti nell'identificazione della data di nascita del vino, come lo conosciamo noi, dimostrando inoltre un clima che per caratteri termici e pluviometrici era assai simile a quello attuale.
In particolare il gruppo di ricerca italiano - guidato da Osvaldo Failla, docente di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree e composto da esperti in viticoltura e in storia dell'agricoltura del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell'Università Statale di Milano e del Museo Lombardo di Storia dell'Agricoltura di Sant’Angelo Lodigiano - ha contribuito a contestualizzare a livello climatico e biologico la presenza della vite nell'areale archeologico di indagine. Il gruppo stesso sta ora indagando gli effetti che la variabilità del clima ha avuto nelle fasi successive all'evento di prima vinificazione e fino ai giorni nostri.
La ricerca è stata finanziata dal Governo della Georgia - coordinata dal ricercatore georgiano David Maghradze - che visto al lavoro un team di ricercatori provenienti, oltre che dall'Italia, anche da Stati Uniti, Canada, Danimarca, Francia, Italia, Israele e Georgia.
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