Pubblicato il: 07/03/2023
Uva Silvestris maschio Montalto - Foto di Osvaldo Failla, docente del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali - produzione, territorio, agroenergia

Uva Silvestris maschio Montalto - Foto di Osvaldo Failla, docente del dipartimento di Scienze agrarie e ambientali - produzione, territorio, agroenergia

Gli eventi di domesticazione della vite si sono verificati contemporaneamente 11 mila anni fa in due distinte aree: il Medio Oriente e il Caucaso meridionale. A dimostrarlo un recente studio pubblicato sulla rivista Science, a cui ha preso parte il gruppo di ricerca guidato da Gabriella De Lorenzis, docente di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree al dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell'Università Statale di Milano. In un precedente lavoro, che ha visto sempre la partecipazione dell’Ateneo milanese, si datava la domesticazione a otto mila anni fa e, sebbene le uve da vino e da tavola siano state da sempre culturalmente importanti, la loro origine è stata difficile da individuare a causa del campionamento irregolare delle cultivar moderne.

Il gruppo di ricerca della Statale ha contribuito a fornire il DNA di viti selvatiche italiane e ad analizzare la diversità genetica di questi genotipi nel contesto del germoplasma viticolo italiano. L’Italia vanta numerose popolazioni di vite selvatica, che, incontrandosi con le viti domestiche provenienti dal Medio Oriente, possono aver dato luogo a fenomeni di introgressione (processo genetico in cui un gene o un insieme di geni di una specie viene introdotto in un'altra specie attraverso l'incrocio) e aver originato le moderne cultivar di vite. "Uno dei caratteri selezionati durante il processo di domesticazione è stato il sesso del fiore - ci racconta la professoressa De Lorenzis. "Le viti selvatiche sono dioiche, con fiori o maschili o femminili, mentre le viti coltivate sono ermafrodite, con fiori che portano gli organi sia maschili sia femminili". 

Il sequenziamento di circa 3.500 genotipi di vite coltivata e selvatica, quest’ultima considerata il progenitore della seconda, proveniente da tutte le più importanti zone viticole del mondo, ha permesso di far luce sull’evoluzione della vite e sulla storia della sua domesticazione. "Fino ad oggi - prosegue Gabriella De Lorenzisil Caucaso meridionale era stato considerato il primo centro di domesticazione della vite, ma, grazie a questo studio, tale tipo di vite sembrerebbe aver avuto una diffusione limitata. Si può affermare, quindi, che l’origine delle varietà di uva da vino nell'Europa occidentale sia associata all’incrocio tra le popolazioni selvatiche dell'Europa occidentale e le uve domestiche originarie del Medio Oriente".

L’enorme mole di dati raccolti durante la ricerca ha permesso anche di ottenere nuove informazioni circa il colore della bacca e l’aroma moscato. Il colore è dovuto non solo ai geni MybA1 e MybA2, ma anche ad alcuni geni, finora sconosciuti, presenti nel locus MybA. Mentre, l’aromaticità delle uve sembra essere un carattere molto raro, tipico solo di alcune varietà.

Contatti

  • Gabriella De Lorenzis
    Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia