Pubblicato il: 17/11/2016

Scientific Reports pubblica uno studio dell'Università Statale di Milano e Ospedale Niguarda che per la prima volta identifica, in oltre un paziente su due, una correlazione tra la malattia e una porzione di DNA presente nelle cellule leucemiche che non è di tipo umano.

Lo studio - completamente autofinanziato con il sostegno dell'Associazione Malattie del Sangue Onlus di Milano e della Como Hematology and Oncology - nasce da un gruppo di ricerca totalmente italiano coordinato, per la parte di ricerca accademica dal genetista Alessandro Beghini del dipartimento di Scienze della salute dell'Università Statale di Milano, e, per la parte clinica, da Roberto Cairoli, Direttore dell'Ematologia dell'Ospedale Niguarda.

L'anomalia "con l'intruso" è stata riscontrata nel 56% delle leucemie mieloidi acute e il materiale genetico analizzato è stato estratto da una casistica di 125 pazienti trattati per questo tumore presso l'Ematologia di Niguarda nel corso degli ultimi 5 anni.

"In questo ha giocato un ruolo fondamentale l'uso di sequenziatori automatici diciamo un po' vintage - svelano Roberto Cairoli e Alessandro Beghini - e non completamente al passo con le più moderne tecnologie. E questa è stata la nostra fortuna perché i macchinari di ultima generazione avrebbero scartato le sequenze non umane in automatico senza analizzarle".

"È una scoperta importantissima - proseguono i ricercatori - che negli anni a venire ovviamente richiederà una serie di approfondimenti per risalire alla specie a cui il DNA appartiene e per chiarire i meccanismi che hanno portato all'incorporazione". Si pensa alla "pista microbiologica" con virus e batteri coinvolti nei meccanismi di patologia, ma è ancora presto per avere un identikit preciso.

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