Pubblicato il: 20/06/2022
Malattie professionali

Malattie professionali - Foto tratta da Pixabay

C'è un team internazionale di oltre 40 esperti, guidati da Claudio Colosio, docente di Medicina del lavoro presso il dipartimento di Scienze della salute dell'Università Statale di Milano, all'origine della monografia dal titolo Diagnostic and exposure criteria for occupational diseases. Guidance notes for diagnosis and prevention of the diseases in the ILO List of Occupational Diseases (revised 2010), pubblicata sul sito dell’International Labor Office (ILO) di Ginevra, agenzia ONU che promuove la tutela della salute di tutti i lavoratori e garantisce il riconoscimento e l'indennizzo delle malattie professionali.

"L’idea di questa monografia – ci racconta il professor Colosionasce nel 2010, all'indomani della pubblicazione, da parte dell'ILO, della lista aggiornata delle malattie professionali riconosciute dall'agenzia, con il preciso obiettivo di sistematizzare i risultati di un lungo dibattito scientifico e di una tormentata trattativa tra gli organismi governativi dei 187 Stati membri, le organizzazioni internazionali dei lavoratori e le rappresentanze delle organizzazioni dei datori di lavoro dei principali comparti produttivi".

La monografia, concepita da Claudio Colosio e da Shengli Niu, responsabile dell'Ufficio Safe Work di ILO, ma realizzata con il supporto e la collaborazione di esperti provenienti da tutto il mondo, si compone di 76 brevi ma esaustive schede tecniche, ciascuna dedicata a uno degli agenti causali o delle malattie professionali: 40 agenti chimici, 6 agenti fisici, 8 agenti biologici e parassitari, 21 malattie (respiratorie, cutanee, muscolo-scheletriche), una psico-comportamentale e 20 agenti cancerogeni. In particolare, oltre al professor Colosio, per l'Università Statale di Milano hanno lavorato alla monografia Michele Carugno, docente di Medicina del lavoro al dipartimento di Scienze cliniche e di comunità, che ha trascorso un anno a Ginevra a lavorare sul testo, e Federico Rubino, chimico e tossicologo presso il dipartimento di Scienze della salute che ha curato la stesura delle "General Characteristics of the Causal Agent" in tutte le schede relative al rischio chimico.

"Ciascuna scheda - prosegue Claudio Colosio - si articola in una descrizione delle caratteristiche generali dell'agente o della patologia, delle circostanze che possono dar luogo all'esposizione dei lavoratori, delle malattie da ciascuna causate, dei criteri diagnostici, delle metodologie che possono essere impiegate per prevenire e mitigare il rischio e in una breve bibliografia essenziale. Al testo inglese, attualmente già disponibile sul sito dell'ILO, seguiranno le versioni nelle lingue più parlate, per assicurare la massima diffusione internazionale di questo repertorio di dati unico per grado di consenso e per autorevolezza professionale".

La monografia è uno strumento che l'ILO mette a disposizione di Stati membri, studiosi, tecnici, operatori, responsabili aziendali e di servizi pubblici di tutela e di controllo, rappresentanze sindacali e studenti sia per imparare a riconoscere l'origine professionale di alcune malattie sia per fare prevenzione che per compensare le vittime dei danni, quando possibile. "Con questo documento abbiamo voluto dare voce alle generazioni di appassionati cultori della tutela della salute dei lavoratori, per fornire alle future generazioni uno strumento di formazione e aggiornamento che possa essere anche occasione di riflessione sul ruolo che la prevenzione dei rischi riveste e modello eticamente responsabile delle relazioni umane" – conclude il professor Colosio.

Il contributo dell'Italia, di Milano e dell'Università Statale a favore della tutela della salute dei lavoratori ha attraversato i secoli: dalla nascita della medicina del lavoro tra Sei e Settecento, con il fondatore della disciplina Bernardino Ramazzini (1633-1714), reclutato dalla Repubblica di Venezia come professore a Padova, ai clinici di fine Ottocento che, nel celebrare l'apertura del Traforo ferroviario del Sempione, non dimenticarono di commemorare i 20 operai morti sul lavoro e di chiedere, in loro nome, la creazione a Milano di un'istituzione medica specializzata nello studio e nella cura delle malattie lavoro-correlate che sarà quella Clinica che ancor oggi porta il nome del suo fondatore, Luigi Devoto (1864-1936), e che farà da modello per analoghe istituzioni europee nel corso di tutto il Novecento.

Contatti