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Veduta aerea dal Nilo dell'area di scavo della Missione EIMAWA
La missione italo-egiziana EIMAWA (Egyptian Italian Mission at West Aswan), guidata per l’Italia dall’Università Statale di Milano, è tra le Top 10 Discoveries 2024 dell’Archaeology Magazine, pubblicazione creata oltre 75 anni fa dall’Archaeological Institute of America, per supportare la ricerca archeologica e promuovere la conoscenza del patrimonio umano, e che dedica il numero di gennaio/febbraio 2025 alle 10 principali scoperte del 2024.
È così che, accanto a Pompei, Petén in Guatemala, Victoria in Australia, Tuva in Siberia, King William Island in Canada, nella Top 10 del 2024 c’è anche Aswan, in Egitto, “teatro” di scavo della missione italo-egiziana EIMAWA, diretta per l’Italia dal team guidato dalla docente di Egittologia della Statale, Patrizia Piacentini, e composta da docenti ed esperti di più discipline, dall’egittologia e archeologia, all’antropologia dalla chimica alla geomatica.
Su richiesta del Ministero delle Antichità e del Turismo egiziano per un intervento di scavo di emergenza in seguito alla segnalazione di possibili scavi clandestini nella zona del Mausoleo dell’Aga Khan sulla sponda occidentale di Aswan, dal 2019 al 2024, la missione EIMAWA ha indagato una porzione a nord del recinto del Mausoleo dove sono ben visibili un fronte di tombe rupestri e, in alto sul pianoro, una concentrazione di tombe ipogee, per un totale di 20 mila m², nonostante l’estensione della necropoli nel suo complesso sia molto maggiore.
Con la prima ricognizione effettuata con una stazione totale e alcune immagini satellitari, il team è riuscito per ora a mappare circa 400 tombe e sono state scavate in modo approfondito e con grande attenzione alla stratigrafia sette tombe (AGH026-AGH032-AGH033-AGH034-AGH035-AGH36-AGH37), con ritrovamenti di numerose mummie e reperti materiali di straordinaria rilevanza, tutti indizi di un utilizzo su un ampio arco temporale - dall’inizio dell’Età Tolemaica (III sec. a.C.) fino all’Età Romana (I-II sec. d.C.) - termini cronologici destinati comunque ad ampliarsi se si prende in considerazione la necropoli nel suo complesso.
Nella tomba AGH026, riaperta in tempi antichi e in momenti successivi per probabile riutilizzo e saccheggio, sono stati recuperati numerosi reperti archeologici di grande interesse per la ricostruzione della vita di questo periodo nevralgico nello sviluppo dei rapporti fra l’Egitto greco-romano e l’Africa occidentale e sub-sahariana. Fra i reperti di particolare importanza è stata rinvenuta una lunga iscrizione geroglifica, che si trovava sul letto funerario di uno dei defunti deposti nella tomba, di nome Pamerih, capo delle truppe di Aswan, completa di riferimenti alla famiglia del personaggio e alle loro professioni.
Nella parte esterna della AGH032 è stata ritrovata una placchetta iscritta all’interno del recinto d’accesso che ha legato la tomba al nome di Nikostratos. Dall’interno della tomba i numerosi reperti e le deposizioni, alcune ancora contenute nei loro sarcofagi lignei, hanno arricchito i dati e confermato diverse analisi antropologiche fatte sulla tomba AGH026.
Lo scavo delle tombe AGH033/AGH037 ha fornito molte informazioni sullo sviluppo e la struttura della necropoli che in questa parte si compone di terrazze distribuite fino a dieci livelli, dato di estremo interesse perché le necropoli egiziane erano solitamente costruite su due o tre livelli. Probabilmente queste tombe, magnificamente scavate nella collina, avrebbero offerto un quadro imponente, specialmente durante le celebrazioni e si presume che le lanterne in terracotta ritrovate tra i reperti venissero utilizzate per illuminare l’intera area, dando vita a un’atmosfera solenne ma allo stesso tempo festiva.
I reperti e le mummie più significative e meglio conservate sono al momento presso il deposito del Ministero delle Antichità e del Turismo ad Aswan, mentre il resto è stato per ora lasciato nelle tombe nel frattempo messe in sicurezza tramite chiusura con porte in metallo, illuminazione notturna e un servizio di vigilanza.
Grazie all’utilizzo di tecniche geomatiche, inoltre, sono state realizzate alcune restituzioni 3D dei reperti dell’area e delle strutture architettoniche delle tombe, permettendo così al team di poter proseguire gli studi anche quando non si è fisicamente sul campo.
“I materiali di grande interesse come vetri e terracotte figurate, come esempi di Iside-Afrodite, riportati alla luce in questi cinque anni hanno rivelato il sincretismo culturale della comunità cosmopolita di Aswan in questo periodo” – afferma Patrizia Piacentini. “Si tratta di ritrovamenti che non solo ci permettono di arricchire la nostra comprensione della storia antica, ma anche di capire meglio l’evoluzione delle pratiche funerarie e la percezione della morte nelle diverse classi sociali dell’epoca greco-romana, riportando alla luce aspetti della vita quotidiana, usanze religiose e credenze spirituali dell’antica Syene (Assuan)”.
Contatti
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Patrizia Piacentini
Dipartimento di Studi Letterari, Filologici e Linguistici
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