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Il Digital Services Act (DSA), proposto dalla Commissione Europea e ora in fase di approvazione, ha l’obiettivo di regolare i servizi digitali all’interno del mercato europeo introducendo norme comuni relative a doveri e responsabilità degli intermediari e provider di piattaforme. Il nuovo testo legislativo è pensato in primo luogo per il settore delle Big Tech, al fine di tutelare i diritti degli utilizzatori in termini di prezzi e sicurezza nell’uso e tutela dei dati. Si applica, tuttavia, anche ai numerosi archivi digitali, piattaforme e biblioteche che università e dei centri di ricerca pubblici utilizzano quotidianamente per raccogliere e disseminare dati e risultati di ricerca e materiale didattico.
Il rischio dell’equiparazione con il settore privato – evidenzia ora la LERU, la League of European Research Universities di cui fa parte l’Università Statale di Milano - è quello di introdurre controlli ulteriori, carichi amministrativi e costi eccessivi. In un appello congiunto con altre associazioni di università, biblioteche e archivi di ricerca, la LERU chiede dunque l’esclusione dagli obblighi del Digital Service Act degli archivi digitali e delle biblioteche senza scopo di lucro.
Non si tratta del primo intervento da parte della League of European Research Universities che, soprattutto a partire dal lancio, nel 2019, della European Strategy for Data segue con attenzione lo sviluppo della corposa e complessa legislazione europea in materia di dati. Nel dicembre 2021, attraverso il LERU Data Statement erano già state sollevate preoccupazioni e proposte raccomandazioni specifiche. Con il nuovo appello relativo al Digital Services Act, gli atenei LERU tornano a porre una domanda ancora senza adeguata risposta "quale sarà esattamente l’ambito di applicazione della nuova normativa e quali conseguenze per le università?".
Nonostante alcuni emendamenti proposti durante l’iter al Parlamento Europeo, gli archivi e piattaforme istituzionali pubbliche continuano ad essere oggetto della proposta legislativa. Nell’ultima versione approvata dal Parlamento (20 gennaio 2022), è stata introdotta una deroga che, tuttavia, prevede una procedura onerosa. La domanda di deroga verrebbe infatti esaminata e controllata dalla Commissione, che avrebbe poi il diritto di revocare la deroga in qualsiasi momento: un processo burocratico impraticabile. Le trattative di negoziazione sono ancora in atto e stanno per entrare nella loro fase finale.
Le Università europee, centri di ricerca, organizzazioni di finanziamento della ricerca, biblioteche e archivi europei pertanto continuano a chiedere che venga riconosciuta la natura specifica delle università ed enti di ricerca pubblici – come già avviene nel caso della normativa sul copyright - e che venga sancita l’esclusione dagli obblighi del DSA dei repository senza scopo di lucro, degli archivi digitali e delle biblioteche.
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