Il logo del Leiden Ranking
Secondo il Leiden Ranking, realizzato dal Centre for Science and Technology Studies (CWTS) dell’Università di Leiden, nei Paesi Bassi, e basato su dati che misurano l’impatto scientifico, l’intensità delle collaborazioni e l’open access, l’Università degli Studi di Milano è al primo posto in Italia e 64ª al mondo nell’area Biomedical and Health sciences per le pubblicazioni nel top 10% di quest’area. Tra i mega atenei, primo posto anche per la percentuale di pubblicazioni Open Access, ben il 71,7%, e per il numero di pubblicazioni in coautoraggio con altre istituzioni (66° posto al mondo). In generale, la Statale di Milano si colloca al 141° posto nel mondo per le pubblicazioni nel top 10%, e quinto in Italia.
“Questi ottimi posizionamenti riflettono non solo gli investimenti, costanti negli anni, effettuati dall’Ateneo sulla ricerca biomedica, ma anche gli sforzi direzionati a rendere la ricerca in questo ambito sempre più trasversale, interdisciplinare e competitiva, favorendo la collaborazione fra le scienze della salute e altri ambiti disciplinari, quali l’informatica, la fisica e le scienze giuridiche. Il primato raggiunto nell’Open Access è il risultato di politiche attivate in Ateneo già diversi anni fa, grazie al recepimento precoce delle indicazioni della Commissione Europea su Open Science e Open Data e alle azioni di sensibilizzazione dei docenti su questi temi”, commenta Maria Pia Abbracchio, prorettrice vicaria e con delega a Ricerca e innovazione dell’Università degli Studi di Milano.
Il ranking di Leiden è un ranking multidimensionale che considera l’impatto scientifico, l’intensità delle collaborazioni e l’Open Access. Realizzato dal 2011, da quest’anno esce sia nella versione tradizionale sia in una nuova, che utilizza solo dati aperti tratti da Open Alex, un’infrastruttura open e di libera consultazione (che si svincola quindi da sistemi di gestione delle informazioni chiusi) che ha avuto negli ultimi due anni uno sviluppo rapidissimo rispetto all’ampiezza dei contenuti e alla robustezza dei dati, tanto da convincere gli studiosi di Leiden a passare a questa nuova fonte. In questo modo, sono le comunità dei ricercatori e le istituzioni a dare il giudizio finale sulla robustezza dei dati, potendo confrontare il ranking tradizionale (che utilizza dati proprietari) con quello nuovo (che utilizza dati aperti).
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