Pubblicato il: 04/11/2025
Vedute attuali dei tornanti del Passo dello Stelvio

Vedute attuali dei tornanti del Passo dello Stelvio.

Il Passo dello Stelvio, con i suoi tornanti spettacolari, i ghiacciai oggi in rapido ritiro e le tracce ancora visibili della Prima Guerra Mondiale, è uno dei simboli della presenza umana in alta montagna. A duecento anni dalla costruzione della storica strada, inaugurata nel 1825, i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano si sono chiesti come l’uomo abbia trasformato questo ambiente d’alta quota.

Il team di ricerca dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Università degli Studi di Genova, Bergamo e il Parco Nazionale dello Stelvio – Settore Lombardo, ha riscostruito due secoli di cambiamenti ambientali e culturali del Passo dello Stelvio. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Geografia Fisica e Dinamica Quaternaria e rientra nel progetto PRIN 2022 GEOTRes, coordinato da Roberto Sergio Azzoni, docente del dipartimento di Scienze della Terra Ardito Desio.

Oggi il Passo dello Stelvio non è solo una meta per lo sci estivo, ma un luogo chiave per comprendere le dinamiche di adattamento dei paesaggi montani ai cambiamenti climatici e un patrimonio naturale e culturale che racconta l’evoluzione del rapporto tra uomo e montagna.

Il Passo dello Stelvio è un luogo unico per osservare l’interazione tra processi naturali e attività umane – spiega Luca Forti del dipartimento di Scienze della Terra e primo autore dello studio –. Analizzare l’evoluzione del paesaggio permette di capire non solo come si sia modificato nel tempo, ma anche come potrà reagire ai cambiamenti climatici in corso”.

Grazie a rilievi di terreno, carte storiche e immagini aeree e satellitari, il team ha documentato come la costruzione della strada, i baraccamenti della Grande Guerra e le infrastrutture turistiche abbiano modellato il volto del passo nel corso dei decenni.

L’area dello Stelvio è un laboratorio a cielo aperto – sottolinea Roberto Sergio Azzoni –. Comprendere l’impatto dell’uomo sui processi naturali in un contesto così fragile è fondamentale per guidare strategie di conservazione e gestione sostenibile degli ambienti alpini“.

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