Il programma europeo Horizon 2020 dovrebbe puntare sulla ricerca innovativa di base e sui progetti che privilegiano la collaborazione bottom-up, non solo tra i laboratori di ricerca accademici, ma anche con quelli industriali: è questa la raccomandazione che la LERU - la League of European Research Universities, di cui l’Università Statale di Milano è parte – affida al comunicato ufficiale rilasciato il 29 agosto.
Pur non richiedendo modifiche sostanziali, la solida architettura del programma Horizon 2020, trarrebbe grande vantaggio da questi semplici accorgimenti, riducendo la sperequazione registrata dell’analisi dei bandi del 2014-15 e del 2016-17, che hanno visto l’attribuzione di maggiori risorse ai progetti con più alti livelli di Technology Readiness (TRLs), soprattutto nell’area delle tecnologie industriali essenziali e delle sfide provenienti dalla società (Industrial Leadership e Societal Challenges).
Il rischio, sostiene il comunicato della LERU, è che le risorse si concentrino sui progetti che garantiscono una maggiore e più rapida applicabilità e processi più lineari, a scapito della ricerca che privilegia la scoperta e l’innovazione ma che, proprio per questo, richiede maggiori livelli di apertura e tempi capaci di favorire, non solo la collaborazione, ma anche il contributo di un maggior numero di tecnologie differenti e più occasioni di verifica e confronto che scandiscono lo sviluppo dei singoli progetti.
Ci sono modelli alternativi al sistema TRL (originariamente messo a punto dalla NASA) che valorizzano proprio la possibilità di descrizioni più aperte e circolari dei processi che sostengono il corso delle ricerche.
La LERU indica a modello le FET, le Future and Emerging Technology, sia Open che Proactive, che Horizon 2020 riserva all’area delle Excellent Science, favorendo progetti scientifici ambiziosi, che lavorano allo sviluppo di tecnologie radicalmente nuove, alla strutturazione di nuove comunità interdisciplinari di ricerca o alla risoluzione di grandi sfide.
La LERU è fermamente convinta che includere nei bandi H2020 anche quelli che richiedono livelli di TRL più bassi consentirà all’Europa di sfruttare al meglio tutte le potenzialità della sia eccellenza scientifica.
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