La Citizen science, ossia il coinvolgimento attivo degli "scienziati non professionisti" nella ricerca, sta vivendo un momento di grande popolarità e per questo la LERU (League of European Research Universities) pubblica un documento che oltre ad analizzarne i trend, fornisce linee guida agli scienziati e raccomandazioni a Università, policymaker e finanziatori.
Il contributo degli scienziati non professionisti allo sviluppo delle conoscenze si è molto evoluto negli ultimi decenni, portando a iniziative direttamente gestite da comunità di cittadini, che non prevedono alcun coinvolgimento di ricercatori universitari o di progetti accademici condotti da ricercatori professionisti.
Ed è proprio su questi ultimi che si concentra il documento della LERU, riconoscendo alla Citizen science il merito di contribuire ad ampliare gli scopi della ricerca e aumentare qualità e quantità dei risultati prodotti, ma sottolineando al contempo che è necessario che i progetti gestiti dalle comunità di cittadini aderiscano a quelli che sono considerati principi, metodi e procedure fondamentali della ricerca in modo da garantirne l'accuratezza e la validità.
Il coinvolgimento dei cittadini nella ricerca va dallo svolgimento di semplici task, come la raccolta di dati o la risposta a semplici quesiti, fino a raggiungere complessità che presuppongono competenze e conoscenze molto specifiche e che possono portare alla definizioni di problemi e metodologie di ricerca.
Agli scienziati di professione, la LERU raccomanda di pianificare investimenti che sostengano e incoraggino il coinvolgimento dei cittadini e consentano di gestirlo, in modo da garantirne la partecipazione di un numero sempre più adeguato e adeguatamente diverso. Tutti i cittadini che partecipano a progetti di Citizen science dovrebbero poi essere messi in condizione di contribuire, con la specificità dei loro talenti, anche a livello decisionale e con un riconoscimento adeguato del loro impegno.
A finanziatori, policymaker e Atenei, la LERU propone 13 raccomandazioni che vanno da un'accresciuta consapevolezza e capacità di supporto della Citizen science, da un punto di vista fortemente etico, allo sviluppo di metodi di stima e riconoscimento della scienza fatta dai cittadini sia a livello di finanziamento della ricerca che nei processi di valutazione.
Tra gli esempi di Citizen science riportati nel documento ci sono i progetti: "Open bees" realizzato all'Università di Barcellona, che usa le api come indicatori di qualità dell'ambiente, "EcxCiteS" (Extreme Citizen Science), inziativa dal basso condotta presso lo University College di Londra, dove i cittadini possono progettare e realizzare nuovi strumenti, il progetto di digitalizzazione "Ja, ik wil" (Yes, I do), che coinvolge la Utrecht University e l'Archivio della città di Amsterdam per uno studio sulle moderne pratiche matrimoniali, e "DynaAge", condotto all'Università di Zurigo che esamina le dinamiche dell'invecchiamento sano.
Scarica l'Advice Paper della LERU
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