Pubblicato il: 22/04/2025
Una sezione del barcone nella mostra in Aula Magna

Una sezione del barcone nella mostra in Aula Magna

La notte del 18 aprile 2015 un peschereccio partito dalla Libia senza catene e senza ancora si inabissò a 400 metri di profondità, nel Canale di Sicilia, con il suo carico di mille giovani migranti. Dopo il disastro, il Governo italiano diede il via alla Missione Melilli con la quale il Labanof, il Laboratorio di Antropologia e odontologia forense dell'Università degli Studi di Milano, iniziò il lavoro di riconoscimento delle vittime nella base di Melilli.

A dieci anni dal più grande disastro migratorio del Mediterraneo, l'Università Statale di Milano ha organizzato l’iniziativa “Un nome, non un numero”, tre giorni di eventi, dall’8 al 10 maggio, nell’Aula Magna di via Festa del Perdono 7, per onorare le vittime e riflettere sull’importanza di restituire un nome ai morti.

 "Da anni la Statale lavora per restituire identità e dignità a chi le ha perdute, perché identificare è sia un atto scientifico, che anche profondamente umano. L'identità è quanto di più caro abbiamo e restituire un nome vuol dire restituire i diritti. E nessuno dovrebbe esserne privato” spiega Cristina Cattaneo, docente della Statale, medio legale e responsabile scientifico del Labanof. “Questo evento nasce per onorare le vittime, ma anche per raccontare che dietro ogni corpo recuperato dal mare esiste una persona, una storia e qualcuno che aspetta delle risposte”. 

Anche al Musa, il Museo universitario delle scienze Antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani, a Città Studi, che racconta le attività del Labanof e della Statale in questo campo, è presente una specifica sezione - con la ricostruzione di una sezione del barcone - dedicata alla strage del 18 aprile 2015.

L’evento “Un nome, non un numero” si è aperto l’8 maggio con i saluti della rettrice Marina Brambilla, e della senatrice a vita e docente del dipartimento di Bioscienze della Statale, Elena Cattaneo

"Dieci anni fa, il 18 aprile 2015 - ha detto la rettrice Marina Brambilla -, un peschereccio partito dalla Libia senza catene e senza ancora è affondato nel Canale di Sicilia con il suo carico di mille giovani migranti. A dieci anni da quella data siamo qui per loro: per non dimenticare quei ragazzi e per raccontare come da quella insensata tragedia sia nata una storia di cura e di scienza assolutamente fuori dall’ordinario. La scienza a Melilli non ha soltanto operato in maniera infaticabile per ridare un nome a quelle persone, ma ha sancito il loro diritto a vedere loro restituite identità e dignità. Un diritto che, purtroppo, sarebbe valso per moltissime, troppe, altre vittime del mare negli anni a venire. Nella base militare di Melilli, il lavoro di riconoscimento delle vittime del naufragio svolto da Cristina Cattaneo e dai suoi collaboratori ha rappresentato in una delle sue forme più alte il valore etico, civile, sociale e umanitario della scienza, e non solo". 

Nel corso della prima giornata è intervenuta anche Angela Caponnetto, giornalista di RaiNews, che ha raccontato la Missione Melilli. A chiudere la prima giornata è stato il Concerto del Quartetto del Mare che ha eseguito brani suonando con strumenti realizzati nella liuteria del carcere di Opera, con il legno delle barche con cui i migranti hanno attraversato il Mediterraneo.A chiudere la giornata, il senatore Matteo Renzi, presidente del Consiglio dei Ministri all’epoca del naufragio.

Nell'occasione è stata allestita anche una mostra, nello spazio antistante l’Aula Magna. Attraverso installazioni, un plastico della base di Melilli e del barcone, pannelli, video, l'esposizione di alcuni effetti personali delle vittime, e una mostra tematica del fotografo Max Hirzel, l'esposizione intende ricordare la strage del 18 aprile 2015 e il successivo lavoro di ricostruzione delle identità dei migranti. 

La giornata del 9 maggio si è aperta, invece, con la proiezione del docufilm “#387” di Madeleine Le Royer. A seguire gli incontri “A Milano non c’è il mare ma un barcone chiamato carcere” e “Confini e accoglienza nel contesto migratorio”, seguiti dal concerto “Tra Oriente e Occidente” di Laus Concentus. L’ultimo giorno si apre con “Teatro. Naufraghi senza volto”, seguito dal dibattito “Morire senza nome a margine della società” e dalla proiezione del docufilm “Sconosciuti puri” di Mattia Colombo e Valentina Cicogna.

L’ingresso all’evento è gratuito previa registrazione online.

Nei Materiali il programma dettagliato.