Pubblicato il: 14/05/2025
Nuovo approccio filosofico per rivoluzionare la misurazione dello spreco alimentare.

Nuovo approccio filosofico per rivoluzionare la misurazione dello spreco alimentare.

I ricercatori dell'Università di Milano e dell'Università di Minho (Braga, Portogallo) hanno sviluppato un innovativo framework teorico che potrebbe trasformare il modo in cui identifichiamo e misuriamo lo spreco alimentare a livello globale.

La ricerca prende spunto dal fatto che non esiste ancora un consenso riguardo a quanto cibo venga effettivamente sprecato a livello mondiale, con stime che variano dal 10% al 50% della produzione totale. Questa incertezza sui dati deriva principalmente dal fatto che non esiste ancora un accordo su cosa su ciò che effettivamente costituisce "spreco alimentare" in diversi contesti, culture e sistemi di valori. 

Pubblicata su Nature Food la ricerca di Andrea Borghini, docente del dipartimento di Filosofia “Piero Martinetti” dell’Università degli Studi di Milano, e Nicola Piras del Center for Ethics, Politics, and Society dell’Università di Minho, che hanno esaminato gli attuali framework di riferimento sullo spreco alimentare, mettendo in luce le loro carenze nel rendere conto dei punti di vista dei diversi stakeholder coinvolti. Per esempio, una banana molto matura potrebbe essere considerata "spreco" o meno a seconda delle circostanze: un pasticcere potrebbe vederla come un ingrediente per un banana bread, mentre un consumatore con meno disponibilità di tempo e risorse potrebbe considerarla non commestibile.

"Gli approcci attuali alla misurazione dello spreco alimentare sono troppo rigidi e inflessibili," osservano Borghini e Piras e concludono "non riescono a rappresentare i disaccordi o le circostanze mutevoli, il che limita la loro utilità per lo sviluppo di politiche efficaci."

L’approccio innovativo di Borghini e Piras consiste nell’etichettare i cibi non come "spreco alimentare" (un sostantivo) o come “cibo sprecato” (un aggettivo), ma nell’utilizzare l’avverbio "sprecatamente”. Per esempio, invece di dire "c'è una banana sprecata nel frigorifero", il quadro proposto descriverebbe la medesima situazione come "sprecatamente, c'è una banana nel frigorifero". Il cambiamento linguistico, apparentemente insignificante, è alla base di un framework teorico dotato di grande forza espressiva, capace di rappresentare prospettive indefinite, differenze culturali, contesti mutevoli e situazioni reversibili. Otto sono i criteri essenziali su cui si basa il framework teorico, tra cui la reversibilità (considerare elementi che possono tornare a non essere spreco), la relazionalità (considerare contesti specifici) e la sensibilità ai valori (riconoscere diversi giudizi normativi).

Questo metodo potrebbe essere implementato nei sistemi di reportistica sullo spreco alimentare a livello globale, potenzialmente trasformando il modo in cui governi e altre agenzie misurano, confrontano e affrontano lo spreco alimentare come parte degli obiettivi di sviluppo sostenibile. 

"La raccolta e l’interpretazione dei dati influenzano sempre più le decisioni politiche, alimentari e non," osservano Borghini e Piras, "perciò il modo in cui confrontiamo e interpretiamo le metriche sullo spreco alimentare diventa fondamentale per un'azione efficace e incisiva".

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