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Neuroni - Foto tratta da Pixabay
La rivista Neurology pubblica i risultati di una sperimentazione - coordinata dall'Università Statale di Milano - del sistema di aDBS (adaptive Deep Brain Stimulation) su pazienti con malattia di Parkinson, dimostratosi una metodica che ben si adatta al paziente, sicura, ben tollerata e con ridotti effetti collaterali.
Da molti anni la stimolazione cerebrale profonda, altrimenti nota come DBS (Deep Brain Stimulation) è ormai il trattamento d'elezione per la malattia di Parkinson, soprattutto quando i farmaci perdono il loro effetto.
La DBS convenzionale attualmente praticata sui pazienti consiste nell'impianto chirurgico di due elettrodi all'interno di una specifica zona del cervello (nota come subtalamo), che poi vengono connessi a un piccolo stimolatore messo sotto la pelle vicino alla clavicola. In questo modo la stimolazione dura circa 5 anni in ogni paziente, poi la pila deve essere sostituita con un piccolo intervento.
Paolo Rampini, direttore della Unità di Neurochirurgia della Fondazione IRCCS Ca' Granda Policlinico di Milano, spiega che "la DBS convenzionale ha costituito il maggiore progresso della terapia del Parkinson negli ultimi venti anni, rivoluzionando completamente la qualità della vita dei pazienti in fase avanzata di malattia con scarsa risposta ai farmaci. Dopo venti anni dalla sua introduzione, tuttavia, si sono manifestati alcuni limiti della metodica convenzionale: primo fra tutti il fatto che la stimolazione viene erogata in modo costante al cervello del paziente con una intensità per forza di cose media".
La malattia di Parkinson nelle fasi avanzate è tuttavia una malattia fluttuante, che può cambiare lo stato del paziente in pochi secondi dal blocco totale a movimenti involontari molto invalidanti. Per superare tale limitazione un gruppo di ricercatori italiani a Milano guidato da Alberto Priori del Centro di Ricerca "Aldo Ravelli" per le Terapie Neurologiche Sperimentali dell'Università Statale di Milano presso l'ASST Santi Paolo e Carlo sta lavorando alla realizzazione di una stimolazione che si adatta continuamente, momento per momento, allo stato clinico del paziente parkinsoniano detta DBS adattativa o aDBS.
Tale metodica, a differenza di quella convenzionale, si adatta in modo automatico alle necessità cliniche del paziente in base all'attività cerebrale rilevata secondo per secondo, essendo in tal modo sempre calibrata per lo stato del paziente.
Sulla rivista Neurology sono stati pubblicati i risultati del primo studio al mondo che ha testato il sistema di aDBS "made in Italy" per 8 ore in 13 pazienti con malattia di Parkinson, i cui dispositivi sono stati impiantati presso l'Unità di Neurochirurgia del Policlinico di Milano.
Lo studio dimostra che la metodica induce un miglioramento comparabile a quella convenzionale, è sicura, ben tollerata, riduce il consumo della batteria, ma soprattutto riduce gli effetti collaterali osservati comunemente con quella convenzionale, come per esempio i movimenti involontari osservati quando l'azione del picco dei farmaci si somma alla stimolazione costante. Gli stimolatori impiantabili per aDBS – prodotti da uno spin-off dell'Università Statale di Milano e del Policlinico di Milano, Newronika, fondato da Alberto Priori – saranno pronti per essere commercializzati e impiantati nei pazienti entro i prossimi 18-24 mesi.
La ricerca ha coinvolto la Fondazione IRCCS Ca' Granda Policlinico di Milano, l'Università degli Studi di Trieste e centri di fama internazionale nell'ambito della DBS, come le Università di Toronto, di Grenoble e di Wurtzburg.
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