Pubblicato il: 05/07/2022
Una delle borracce della Statale riempita alla casetta dell'acqua di via Santa Sofia

Una delle borracce della Statale riempita alla casetta dell'acqua di via Santa Sofia

Sono 4.852,5 i litri d’acqua erogati dalle casette dell’acqua per la comunià universitaria, studentesse e studenti in particolare, dell’Università Statale di Milano, nell’arco dell’anno accademico 2020/2021. Un quantità pari a 9.705 bottigliette di PET da 0,5 litri ‘risparmiate’ all’ambiente, per un totale di 1.038 kg CO2 equivalenti di emissioni evitate. E’ quanto ‘certificano’ il Comitato italiano Contratto mondiale sull’Acqua e Genuine Way SA, provider tecnologico dell’App BeviMI, a conclusione del progetto BeviMI, co-finanziato da Fondazione Cariplo nell’ambito del Bando Plastic Challenge 2020, che ha promosso consumi responsabili di acqua di rete nelle Università milanesi (Statale, Bicocca e Politecnico). La certificazione consegnata all’Ateneo indica quindi come la comunità della Statale abbia risposto positivamente al progetto nato per stimolare la fiducia nell’acqua di rete, promuovere la consapevolezza dell’impatto ambientale del consumo di acqua, ridurre i rifiuti generati dal consumo di acqua in bottiglia e promuovere il riciclo della plastica (PET, in particolare).

Tra le azioni sviluppate dal Progetto BeviMI, c’è stata la realizzazione di una Ricerca Interuniversitaria coordinata da un Comitato scientifico per analizzare gli attuali comportamenti negli Atenei coinvolti in relazione al consumo di acqua e alla gestione dei rifiuti in PET e confrontare, in termini di impatto ambientale, la filiera dell’acqua in bottiglie di PET con l’erogazione di acqua dalla rete, prelevata con una borraccia personale. Dall’indagine, con 12.000 risposte da parte di altrettanti partecipanti delle comunità universitarie dei tre Atenei, emerge una predisposizione a bere acqua di rete (77%) anziché che acqua in bottiglia (23%), principalmente a causa della percezione della sostenibilità di questa azione.  L’effettiva sostenibilità ambientale della scelta è stata confermata dai risultati della ricerca svolta utilizzando la metodologia LCA (Life Cycle Assessment).

In media il 77% dei partecipanti al questionario dichiara, inoltre, di consumare prevalentemente in università acqua di rete, rifornendosi presso le case dell’acqua e gli erogatori (59%) o presso i lavandini dei bagni (18%); il rimanente 23% opta invece per l’acquisto di bottiglie in PET al bar, alle mense o ai distributori automatici. Sempre per il 77% degli intervistati si tratta di una scelta sostenibile. Per quanto riguarda i rifiuti plastici, dal questionario è emersa una corretta consapevolezza sui tempi di degradazione della plastica in ambiente (il 78% risponde correttamente, ovvero dai 100 ai 1000 anni).

Inoltre, il 93% dichiara di conferire i rifiuti plastici nella raccolta differenziata e il 3% dichiara di fare uso dei recenti eco compattatori (macchine di raccolta del solo PET messi a disposizione da CORIPET). In Statale l’eco compattatore si trova nella sede di via Celoria 18, a Città Studi.

Dall’indagine emerge come rilevante, per le scelte individuali, l’impronta familiare e/o dei colleghi. Il 63% di chi ha risposto al questionario usa acqua di rete anche a casa, il 62% afferma che l’uso di acqua di rete in università è diffuso anche tra amici e colleghi; il 99% esegue la raccolta differenziata della plastica anche a casa e l’87% dice che la raccolta differenziata della plastica in università è diffusa anche tra amici e colleghi.

La sperimentazione pilota dell’App BeviMI  può costituire uno strumento per guidare le comunità universitarie a ridurre il proprio impatto sulla base delle proprie scelte – commenta Stefano Bocchi, docente del dipartimento di Scienze e politiche ambientali e delegato del rettore del progetto “Minerva 2030: La Statale e lo Sviluppo Sostenibile” -. In questo modo sarebbe possibile quantificare l’impatto ambientale delle buone pratiche adottate per una valorizzazione nei bilanci di sostenibilità di ogni Ateneo”. “E’ importante – aggiunge, infine – continuare ad impegnarsi per  abbattere falsi miti e aumentare la fiducia nell’utilizzo dell’acqua di rete”.

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