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Una ricostruzione della sede storica di via Festa del Perdono
La conservazione e la valorizzazione dei beni culturali non può più prescindere da un approccio multidisciplinare che coinvolga discipline molto diverse: dall'archeologia alla chimica, dalla fisica alla geologia, dalla matematica all'ingegneria, dalla scienza dei materiali all'architettura.
Ne sono convinti docenti e ricercatori dei dipartimenti di Chimica e Matematica "Federigo Enriques" dell'Università Statale di Milano, promotori del workshop dal titolo "Le scienze e i beni culturali: innovazione e multidisciplinarietà" che si terrà il 26 febbraio, presso l'Aula Crociera Alta di Studi Umanistici in via Festa del Perdono 7. Ore 9.
La giornata vedrà la partecipazione di esperti, docenti e ricercatori interni ed esterni all'Ateneo milanese, che operano quotidianamente in un contesto, come quello dei beni culturali, a elevata complessità, dove a fare la differenza in termini di progresso delle conoscenze e applicazioni pratiche non può che essere un approccio sinergico tra le discipline coinvolte.
È così che lo studio, la conservazione o la pulitura di un'opera d'arte, oggi, va di pari passo con applicazioni chimiche, modelli matematici, spettroscopia e geoscienze, fino alle nuove frontiere dell’archeologia globale come le missioni In Mesopotamia o in zone di emergenza, condotte da gruppi di ricerca dell’Università Statale.
Aprono i lavori della giornata Maria Pia Abbracchio, prorettore vicario e con delega alle Strategie e Politiche della ricerca, e Marina Carini, prorettore alla Terza Missione, Territorio e Attività culturali. Seguono gli interventi di Laura Prati e Luca Barbieri Viale, direttori dei dipartimenti rispettivamente di Chimica e matematica.
Il workshop è promosso in collaborazione con Società Chimica Italiana, Thermo Fisher Scientific, PerkinElmer, Associazione Italiana di Archeometria, Centro di Ricerca Coordinata Beni culturali e dal Gruppo di ricerca "Degrado e Caratterizzazione dei Beni Culturali dell'Università Statale di Milano" e vedrà la presenza di oltre 130 partecipanti – ricercatori, liberi professionisti, conservation scientists e dottorandi – provenienti da circa 15 Università italiane, tre Atenei europei – Ghent University (Belgio), l'Universitat de Valencia (Spagna), ETH Zurigo (Svizzera) – oltre a esponenti di Sovrintendenze per i Beni culturali e di Scuole di restauro.
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