Pubblicato il: 22/11/2021
Piero Martinetti, docente di Filosofia alla Statale che rifiutò nel 1931 il giuramento al regime fascista

Piero Martinetti, docente di Filosofia alla Statale che rifiutò nel 1931 il giuramento al regime fascista

Docente dell’Accademia Scientifico Letteraria di Milano dal 1906, professore di Filosofia teoretica e morale all’Università Statale di Milano dalla sua fondazione nel 1924, Piero Martinetti fu uno dei dodici (su oltre milleduecento) docenti universitari che rifiutarono il giuramento al regime fascista nel 1931 con una celebre lettera del 13 dicembre.

Martinetti fu l’unico filosofo, ma al suo fianco vi erano alcune delle figure più rilevanti,  nell’Italia di allora, della cultura storica e letteraria (Ernesto Buonaiuti, Gaetano De Sanctis, Giorgio Levi Della Vida, Lionello Venturi), giuridica (Edoardo e Francesco Ruffini, Fabio Luzzatto) e scientifica (Mario Carrara, Giorgio Errera, Bartolo Nigrisoli, Vito Volterra). 

La Statale, che a Martinetti ha intitolato il suo dipartimento di Filosofia, intende ricordarlo, a 90 anni da quella scelta, con una targa in marmo che sarà collocata con una cerimonia in programma il 24 novembre, alle ore 10.30, all'ingresso dell'Aula Magna dell’Ateneo, in via Festa del Perdono 7. Un’iniziativa del dipartimento di Studi Storici, con il dipartimento di Filosofia e in colleborazione con l'ANPI della città Metropolitana di Milano.

Ricordare il gesto che, insieme a questi colleghi, Martinetti compì – spiegano i direttori dei dipartimenti di Filosofia e di Studi storici, Luca Bianchi e Antonino De Francesco  - significa anzitutto rendere omaggio al rigore morale e al coraggio di un filosofo che, avendo meditato sulla morale kantiana e avendo sempre affermato il primato della coscienza, rifiutò di subordinarla a qualsiasi condizionamento esterno, pur essendo perfettamente consapevole delle conseguenze che ciò avrebbe comportato: l’espulsione dall’università e il ritiro a vita privata. 
Ricordare quel gesto novant’anni dopo significa anche invitare tutti noi a ripensare il valore della libertà, che Martinetti mise sempre al centro della sua riflessione filosofica (nel 1928 aveva pubblicato un saggio intitolato proprio La libertà) e seppe coerentemente difendere contro un regime oppressivo, ma che è sempre minacciata e va costantemente e attentamente preservata".

"Ricordare un docente come Martinetti che, proprio perché consapevole della sua funzione pedagogica rifiutò di trasformare le sue lezioni in momenti di indottrinamento (cioè, come espressamente chiedeva il giuramento del 1931, di “esercitare l'ufficio di insegnante e adempire tutti i doveri accademici col proposito di formare cittadini operosi, probi e devoti alla Patria e al Regime Fascista”) - concludono i due docenti della Statale -, significa infine richiamare i docenti, gli studenti e l’intera comunità accademica a esercitare oggi il diritto-dovere del confronto teorico libero e critico, a rispettare le idee altrui, a vedere nella pluralità delle prospettive e delle posizioni una ricchezza da promuovere contro ogni spinta all’omologazione e al conformismo intellettuale”.

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