
Il logo del servizio offerto dall'Università Statale di Milano
E’ attivo all’Università Statale di Milano lo sportello “Ad Alta Voce” nato per contrastare la violenza di genere, offrendo un primo punto di ascolto per studenti e studentesse che si trovino ad affrontare nella loro vita privata un disagio legato a episodi di violenza sessuale, fisica, economica, psicologica, stalking, molestie, maltrattamenti. Lo sportello s’inserisce tra servizi di counseling del COSP, Centro funzionale di Ateneo per l'Orientamento allo Studio e alle Professioni
A Irene Pellizzone, docente di Diritto costituzionale e delegata della Rettrice alla prevenzione della violenza di genere, e Barbara Rosina, direttrice del COSP, abbiamo chiesto di spiegarci perché l’Ateneo ha scelto di dotarsi di questo nuovo servizio e come funziona.
I servizi di supporto alle vittime di violenza di genere sono ormai diversi, perché è importante che l’Università Statale si doti di un punto di ascolto per la comunità studentesca?
È importante, perché l’università vuole sempre di più affermarsi come un luogo che, oltre a formare studenti e studentesse e offrire loro l’opportunità per accrescere il loro patrimonio culturale, costituisca una comunità vera: quindi, anche una comunità che si prende cura di loro. In questo senso, l’università può essere vissuta come luogo sicuro, in cui trovare ascolto, in totale riservatezza, senza temere ritorsioni o più in generale il giudizio degli altri, in tutti gli ambiti della vita. E, quindi, anche nella loro sfera più intima, superando vergogna e senso di colpa, tipici del fenomeno della violenza di genere, che li frenano dal condividere esperienze che hanno fatto loro del male. Tra l’altro, da anni ci occupiamo del tema anche a livello didattico, in insegnamenti tematici o nei cicli di incontri strutturati all’interno dell’Osservatorio sulla violenza contro le donne, e abbiamo toccato con mano che studenti e le studentesse esprimono il bisogno di essere ascoltati per vicende personali che hanno vissuto.
Cosa significa fornire un servizio di “primo ascolto”? Cosa possono aspettarsi studentesse e studenti che intendessero rivolgersi al servizio?
Intendiamo offrire uno spazio ascolto libero da giudizi e intrusioni esterne, dedicato a studentesse e studenti che chiedono di essere aiutati a capire quanto hanno vissuto. Ciò significa dare loro anche il tempo necessario per ascoltarsi, senza la fretta e la pressione della vita di tutti i giorni e soprattutto dell’ambiente che le e li circonda, spesso molto giudicante. In altre parole, vogliamo accompagnarli a comprendere e acquisire consapevolezza del disagio che avvertono e che li ha spinti a rivolgersi al nostro sportello, per superarlo o per comprendere quali percorsi mirati eventualmente seguire per stare meglio, per cui è fondamentale la convenzione stipulata con il centro antiviolenza “Soccorso Violenza Sessuale e Domestica” (SVSeD) della Clinica Mangiagalli.
Chi incontreranno coloro che si rivolgono al servizio?
Incontreranno psicologhe/psicologi e psicoterapeute/i dedicate/i al primo ascolto. Si tratta di figure che hanno competenze ed esperienze specifiche nell’ambito dell’ascolto e dell’accoglienza, che si occupano del servizio di counseling psicologico e supporto al metodo di studio e che seguiranno la prima fase di accoglienza del bisogno e delle esigenze di ascolto manifestate da studenti e studentesse nell’ambito della violenza di genere. Tali competenze saranno supportate dalla preziosa consulenza dei professionisti in servizio presso il Centro antiviolenza “Soccorso Violenza Sessuale e Domestica” (SVSeD) della Clinica Mangiagalli, con cui l’Ateneo ha stipulato un’apposita convenzione. Inoltre, successivamente a questa fase, laddove emergano traumi o esigenze di un percorso più articolato, le studentesse e gli studenti verranno orientati verso il centro SVSeD.
Le studentesse e gli studenti che ne esprimessero necessità, saranno messi in contatto con personale del centro antiviolenza appena citato, ovvero figure con competenze psicologiche, mediche, legali o operatrici dell’accoglienza, con ampia esperienza nell’ambito della violenza di genere.
Lo sportello “Ad alta voce” non è quindi un centro antiviolenza, ma risponde ad un bisogno di prima accoglienza. Teniamo invece a precisare che, in caso si volessero denunciare episodi di violenza, anche assistita, è necessario rivolgersi direttamente alle autorità competenti - forze dell’ordine, Procura della Repubblica presso il Tribunale, Procura della Repubblica presso il tribunale per i Minorenni.
Qui tutte le info e i contatti dello sportello "Ad Alta Voce".
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