Pubblicato il: 31/10/2023
L'immagine della locandina del convegno

L'immagine della locandina del convegno

Nei primi sei mesi del 2023 sono state oltre 300 le pronunce giudiziarie, in campo civile, penale e amministrativo, con al centro il tema della disabilità. E’ quanto emerge dal report del progetto Empowerment of persons with disabilities: innovative tools for the inclusion of people with disabilities, iniziativa di ricerca che intende ovviare all’assenza di indicatori sull’attuazione della normativa antidiscriminatoria in sede giudiziaria e si pone l’obiettivo di costituire un Osservatorio giuridico permanente per un monitoraggio costante sulla giurisprudenza relativa alla condizione giuridica delle persone con disabilità. 

Il progetto, presentato nel corso di un incontro all'Università Statale di Milano, nasce all’interno dello Spoke n. 6  del progetto del PNRR MUSA - Multilayered Urban Sustainability Action, che si concentra sul tema dell’inclusione con l’hub di ricerca sui diritti umani Human Hall.

Il report è frutto del lavoro del gruppo di ricerca coordinato da Giuseppe Arconzo, delegato dell’Università Statale di Milano per disabilità e DSA, e composto dal ricercatore di Diritto costituzionale Stefano Bissaro, dalle avvocate di Ledha, Laura Abet e Giulia Bassi, e dall’avvocata e presidente della Consulta per le persone con disabilità del Comune Milano, Haydée Longo

“Il report che il gruppo di ricerca, coordinato dal Prof. Giuseppe Arconzo, ha realizzato si inserisce perfettamente all’interno del progetto Human Hall con il quale si è inteso promuovere specifici progetti di inclusione sociale, in collaborazione con il mondo delle imprese, con le istituzioni e con le associazioni del terzo settore. In questa prospettiva, la ricerca sui diritti delle persone con disabilità, condotta in sinergia con l’Associazione LEDHA e l’Associazione Luca Coscioni, è particolarmente preziosa perché è volta a colmare la lacuna che caratterizza oggi la conoscenza dell’attuazione della normativa antidiscriminatoria in sede giudiziaria – così commenta Marilisa D’Amico, prorettrice alla Legalità, Trasparenza e Parità di Diritti dell’Università Statale e co-coordinatrice dello Spoke n.6 di MUSA. 

Il report ha l’ambizione di colmare una grave lacuna presente in questo settore. Mancava infatti, fino ad oggi, una recensione organica delle sentenze che si occupano di diritti delle persone con disabilità. Dal punto di vista quantitativo – commenta il professor Arconzo -, la ricerca ha fornito un dato molto interessante, per certi aspetti anche superiore alle aspettative che era lecito attendersi sulla base delle tendenze giurisprudenziali fino ad oggi registrate dalla dottrina e dagli operatori del settore. Il tema della disabilità, infatti, è stato preso in considerazione da oltre 300 pronunce. Un numero che ci dice come ogni giorno lavorativo del primo semestre del 2023 almeno due persone con disabilità hanno visto un loro diritto deciso da una pronuncia giudiziaria”. 

Il dato è di particolare rilievo – sottolinea il professor Arconzo - perché conferma l’idea che i diritti delle persone con disabilità non sono ignorati nell’attività dei giudici italiani, i quali vengono frequentemente chiamati, con il loro intervento, a garantirne effettività nei casi concreti. Allo stesso tempo, però, proprio il numero delle pronunce intervenute in pochi mesi sembra rafforzare la convinzione che la normativa che riguarda le persone con disabilità incontra ancora oggi criticità e difficoltà sul piano applicativo”. 

 “L’obiettivo di questo report – prosegue - è offrire a chiunque sia interessato – avvocati, magistrati, operatori del settore e persone con disabilità – uno spaccato generale delle tendenze giurisprudenziali oggi in essere a livello nazionale”. 

Per la realizzazione del rapporto il gruppo di ricerca si è anche avvalso del contributo dell’Associazione Luca Coscioni, con cui Human Hall ha sottoscritto un accordo di partnership per sviluppare attività di ricerca sulle tematiche della tutela dei diritti delle persone con disabilità e di altri avvocati impegnati nel settore che hanno messo a disposizione del gruppo di ricerca sentenze e decisioni non note.

La ricerca ha, inoltre, attinto informazioni dai portali istituzionali delle autorità giudiziarie (Corte di cassazione; giustizia-amministrativa.it) e dalle banche dati giuridiche (Dejure; Italgiure, Onelegale; Infoleges), che sono state compulsate incrociando tecniche di ricerca e keywords differenti per rintracciare all’interno della sterminata produzione giurisprudenziale del primo semestre del 2023 le pronunce potenzialmente rilevanti ai fini della ricerca.

Le principali questioni al centro delle sentenze in tema di disabilità 

Le sentenze esaminate e commentate nel report sono raggruppate per aree tematiche, per agevolare l’individuazione dei profili di maggior interesse di ciascun intervento giudiziale: accessibilità, mobilità e trasporti; accesso alle prestazioni; caregiver; compartecipazione alle spese; lavoro; progetto di vita individuale; scuola; altre decisioni rilevanti, che riguardano temi come l’amministrazione di sostegno e la violenza nei confronti delle persone con disabilità. Il report ospita, infine, anche un approfondimento sulla legge n. 67 del 2006, con l’obiettivo di verificare, alla luce dei riscontri statistici relativi al primo semestre del 2023, l’effettivo impiego di questo fondamentale strumento introdotto dal legislatore più di quindici anni fa per assicurare una tutela giudiziaria alle persone con disabilità vittime di discriminazione.        

Sul versante del merito – afferma ancora Giuseppe Arconzo - va rilevato che un numero piuttosto alto di decisioni giudiziarie riguarda ancora oggi il diritto allo studio: la giurisprudenza in materia è ormai da tempo ampiamente consolidata e davvero si fa fatica a capire come le istituzioni scolastiche e gli enti locali facciano così fatica ad osservare principi giuridici ormai granitici. 
L’analisi effettuata ha poi consentito di confermare la presenza di una serie di punti fermi in materia di accesso alle prestazioni sociosanitarie, di progetti di vita individuale, di diritti dei cosiddetti lavoratori caregiver e sul tema del calcolo dei costi di compartecipazione al costo delle prestazioni”.

Per la riconosciuta conflittualità che questo tema ha determinato e ancora determina, è interessante richiamare le decisioni relative alle terapie ABA, riconosciute come terapie certamente efficaci per il trattamento dei minori con autismo, la cui erogazione è però rimessa all’esclusiva valutazione delle Aziende sanitarie sulla base delle specifiche caratteristiche del singolo contenute nel progetto individuale.

Particolarmente innovative – spiegano ancora i ricercatori - appaiono poi le decisioni che si sono analizzate in tema di accessibilità (si pensi alla fruibilità dei concerti), diritto che – almeno nell’applicazione giudiziaria – va sempre più consolidando quella centralità che la Convenzione Onu gli attribuisce in ragione del suo essere presupposto per il diritto alla vita indipendente e alla piena partecipazione alla società delle persone con disabilità.

Ancora, appare particolarmente innovativo l’orientamento della giurisprudenza – di legittimità e anche di merito – con riferimento al diritto del lavoro delle persone con disabilità: si sono infatti riscontrate diverse sentenze che prendono una posizione netta sulla natura discriminatoria dei licenziamenti disposti per superamento del periodo di comporto che non tengano conto delle peculiari condizioni delle persone con disabilità”. 

Il progetto di ricerca proseguirà in futuro attraverso il monitoraggio e lo studio delle pronunce che i giudici, non solo italiani, assumeranno nei prossimi mesi, aprendosi al contributo di tutti coloro – avvocati, magistrati e quanti svolgono attività di advocacy per i diritti delle persone con disabilità – impegnati nel diffondere una cultura dell’inclusione.

Conclude Marilisa D’Amico: “Una simile ricerca potrà risultare assai utile per gli operatori, insieme alle stesse persone con disabilità interessate, proponendosi come uno strumento concreto per potenziare le attività di advocacy già esistenti”