Pubblicato il: 28/02/2022
Yaryna Grusha, docente di Lingua e Letteratura ucraina all’Università Statale di Milano

Yaryna Grusha, docente di Lingua e Letteratura ucraina all’Università Statale di Milano

“Provo una forte angoscia, unita al dolore e alla preoccupazione di questi giorni, per una nuova generazione di giovani ucraini che finalmente poteva guardare al proprio futuro, viaggiare, studiare, mostrare le proprie capacità anche a livello internazionale e ora, invece, è coinvolta in una guerra. Il mio Paese può ora perdere quella che si dice la sua ‘meglio gioventù’”. Così Yaryna Grusha, docente di Lingua e Letteratura ucraina all’Università Statale di Milano, ci racconta la fatica e la sofferenza di questi giorni dopo l’invasione della Russia e la guerra che imperversa in Ucraina.

In Italia dal 2015, Yaryna Grusha, 35 anni, si è laureata all’Università di Kiev in Letteratura italiana, si occupa di traduzioni e dal 2018 è docente nel nostro Ateneo dove insegna Lingua e Letteratura ucraina, insegnamento dei corsi di laurea di Lingue e letterature straniere e Lingue e letterature europee ed extraeuropee. “Ogni anno frequentano il corso almeno una decina di studenti - spiega la docente della Statale -. Ci sono italiani che studiano la lingua russa e vogliono approfondire le proprie conoscenze in un’altra lingua slava e ci sono studenti di origine ucraina, magari arrivati in Italia da piccoli al seguito delle madri, che hanno voglia e desiderio di conoscere la cultura del loro Paese di provenienza, riscoprire la lingua e la propria identità. Alla fine del corso mi dicono che si sentono più completi, che per loro è stato importante conoscere la letteratura e la cultura del proprio Paese”.

Quale momento, dal punto di vista culturale, stava vivendo l’Ucraina di oggi?

Dopo l’indipendenza, con la caduta dell’Unione Sovietica, si è andata sempre più affermando una cultura e una letteratura ucraina che fino a quel momento, ad eccezione degli anni Venti del Novecento e di quegli intellettuali che cercavano di costruire una cultura nella resistenza al regime sovietico, era stata soffocata senza possibilità di svilupparsi. In particolare negli ultimi anni, dalla rivoluzione del 2014, c’è stata una svolta importante, per esempio nel cinema documentario: una generazione di giovani registi, anche con pochi mezzi, ha iniziato a raccontare il proprio Paese inaugurando un vero e proprio filone legato al ‘documentario’. Ne è un esempio la giovane regista Iryna Tsilyk che si è aggiudicata il premio per la miglior regia al Festival del cinema indipendente Sundance con il film ‘La terra è blu come un’arancia’. E poi ci sono importanti autori nel campo della letteratura come Vladimir Rafeenko, scrittore russofono, originario del Donbass che, dopo lo scoppio della guerra in quella regione si è trasferito a Kiev e ha deciso di scrivere non più in russo, ma in ucraino. Un altro autore molto conosciuto a livello internazionale è Serhiy Zhadan, uno scrittore-rockstar, si occupa, infatti, anche di progetti musicali. I suoi testi sono oggetto di studio anche del mio corso. In Italia è stata pubblicata la sua opera "Il convitto" (Voland Edizioni, 2020).

Chi sono i giovani ucraini di oggi? Com’è la vita degli studenti universitari di Kiev?

I giovani ucraini sono oggi molto creativi, una generazione con una grande voglia di libertà, si sentono liberi e guardano al mondo. Sono cresciuti in una Ucraina indipendente, non sono abituati a essere sottomessi. Sono intraprendenti e le università sono il luogo dove nascono i nuovi movimenti. Mi colpisce molto la loro creatività, per esempio ci sono tanti ottimi illustratori come Romana Romanyshyn e Andriy Lesiv di Art Studio "Agrafka". I loro lavori sono stati pubblicati anche in Italia da Jaca Book.

Ora la guerra rischia di fermare anche questa crescita culturale nel Paese.

Purtroppo è così. In questi giorni vivo la preoccupazione per i miei genitori, che vivono fuori Kiev, verso la Bielorussia. Oggi ho saputo che la scuola che ho frequentato da bambina è stata bombardata. I collegamenti sono sempre più difficili, non riesco a contattare i miei familiari. Insieme a tutto questo provo una grande angoscia per una nuova generazione di giovani ucraini che rischia di essere perduta. Quando vedo giovani registi e scrittori arruolarsi penso a quanto perderemo e provo un grande dolore”.

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