Pubblicato il: 19/10/2023
Un particolare della locandina del convegno "Donne in Europa nel primo Novecento. Realtà e rappresentazione"

Un particolare della locandina del convegno "Donne in Europa nel primo Novecento. Realtà e rappresentazione"

Al centro del convegno, che si tiene il 23 e 24 ottobre nella Sala Napoleonica dell’Università Statale, via Sant’Antonio,12 la trasformazione della condizione femminile nell’età di Matteotti tra la fine dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento. La prima giornata si apre alle ore 14.30 con i saluti del rettore Elio Franzini, i lavori della seconda giornata iniziano invece alle ore 9.30. 

Studiosi italiani e stranieri partecipano al convegno organizzato dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti, in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’Università degli Studi di Milano e le Fondazioni Turati e Matteotti. Le relazioni sono introdotte, oltre che dal rettore, dagli interventi di Elena Lattuada (delegata del sindaco di Milano alle Pari opportunità), Maurizio Degl’Innocenti (presidente del Comitato per il centenario matteottiano e organizzatore scientifico del convegno), Andrea Gamberini (direttore del dipartimento di Studi storici) e Michela Minesso (membro del Comitato nazionale e organizzatrice scientifica del convegno).

In Europa cittadinanza e condizione femminile entrano nel dibattito politico e pubblico. Le associazioni femminili sorte in Europa e negli Stati Uniti portano avanti l’obiettivo della conquista del suffragio, che fa poi emergere altre rivendicazioni come la disparità giuridica e salariale rispetto all’uomo, la riforma dei codici, il diritto all’istruzione e al lavoro. In Europa dalla fine del Diciannovesimo secolo si è affiancata all’azione dell’associazionismo di genere, l’iniziativa politica dei partiti socialisti, che hanno favorito ulteriori conquiste della condizione femminile.

La Prima Guerra Mondiale traccia uno spartiacque: è infatti a cavallo del conflitto che gli Stati Uniti e l’Europa introducono il suffragio femminile, con l’eccezione degli Stati mediterranei, dove l'argomento resta solo al centro del dibattito parlamentare. Durante il conflitto le donne hanno acquisito una nuova visibilità sulla scena pubblica, non solo rispetto all’argomento centrale della cittadinanza politica, ma anche sul versante dei diritti civili e, più in generale, dell’immagine sociale. Emblematico per l’Italia, ad esempio, è stato il passaggio rappresentato dalla legge Sacchi nel 1919, che, abrogando l’autorizzazione maritale, ha previsto la possibilità per la donna di esercitare funzioni di tutela rispetto ai figli, e di accedere alle professioni e all’impiego pubblico, magistratura esclusa.

Sul piano dei diritti sociali la guerra ha portato rilevanti novità: con il prolungarsi del conflitto, alcuni governi hanno promosso forme di tutela per le famiglie dei richiamati. Si tratta di sussidi versati direttamente alle donne, divenute di fatto capofamiglia. Infine, specie dopo l’autunno del 1917, tutti i Paesi in guerra si impegnano a migliorare le condizioni di lavoro delle operaie presenti nelle fabbriche mobilitate. In Italia si è diffusa la Cassa di maternità, prevista da una legge del 1910, ma scarsamente applicata. Nel frattempo, la donna inizia ad aprirsi nuovi spazi nel campo dell’arte, della letteratura, del teatro e del cinema.

Gli interventi in programma sono sia in italiano sia in inglese, è prevista la traduzione simultanea.

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