Pubblicato il: 06/04/2023
Visitatori in un museo - Immagine tratta di Pixabay

Visitatori in un museo - Immagine tratta di Pixabay

I musei, siano essi musei ‘artistici’ o ‘scientifici’, hanno un effetto positivo sui visitatori riducendo in modo sostanziale ansia e stress, anche attraverso sessioni di mindfulness. Lo evidenziano i primi risultati dello studio ASBA (Anxiety, Stress, Brain-friendly museum Approach - Il museo alleato del cervello contro ansia e stress), innovativo studio italiano sulla promozione del benessere nel contesto museale a cui partecipa anche il gruppo di ricerca CARS (Cognitive, Affective Research Studies) affiliato al laboratorio PhiLab del dipartimento di Filosofia "Piero Martinetti" dell’Università Statale di Milano, di cui fanno parte Claudio Lucchiari e Maria Elide Vanutelli, psicologi, e Raffaella Folgieri, esperta di intelligenza artificiale. Il progetto è stato  coordinato da Annalisa Banzi, docente dell’Università di Milano Bicocca e ricercatrice del CESPEB, Centro Studi sulla Storia del Pensiero Biomedico e ha coinvolto, oltre alla Statale e alla Bicocca, anche l’Università di Roma “La Sapienza”.

Tra novembre 2022 e febbraio scorso, sono iniziate le attività di raccolta dati su 80 volontari coinvolti nello studio - con un’età media di circa 46 anni - presso il Museo di Storia naturale e la Galleria d’arte moderna (GAM) di Milano. La prima parte del progetto, inoltre, prevedeva l’utilizzo di una sessione di mindfulness appositamente sviluppata per il setting museale.

Il protocollo di ricerca, prevedeva la raccolta di dati psicometrici relativi al benessere individuale (in particolare, ansia e stress) prima e dopo la sessione di mindfulness all’interno del museo, al fine di verificarne l’effetto a breve termine e trovare correlazioni con altre variabili psicologiche e biografiche. La raccolta dati è avvenuta attraverso questionari standardizzati e strumenti come il BCI (Brain-Computer Interface), un dispositivo vestibile e wireless in grado di rilevare e registrare la frequenza della nostra attività elettrica cerebrale, allo scopo di monitorare l’effetto dell’esperienza sul benessere psico-fisico dei partecipanti.

Le prime analisi hanno mostrato l’impatto positivo della sessione di mindfulness museale sia nel caso della GAM, dato atteso in quanto già riportato da alcuni studi simili, sia nel Museo di storia naturale. In particolare, utilizzando una misura standardizzata dell’ansia di stato (la scala STAI-S) si è registrato una diminuzione di circa il 25% dell’ansia, e una diminuzione simile dello stress percepito misurato attraverso scale analogiche (VAS). Aumenta invece il senso di benessere e tranquillità.

Dai dati rilevati non è emersa nessuna differenza statistica tra i due musei, segno che non è il contenuto estetico, o non solo, a determinare l’effetto positivo sul benessere, bensì il particolare incontro tra persona e luogo che le caratteristiche del museo e della pratica svolta ha consentito, promosso e sviluppato – spiegano i ricercatori -. Il dato risulta particolarmente originale in quanto più raramente i musei scientifici vengono studiati in rapporto al benessere”.
 

I dati qualitativi, poi – spiegano ancora i ricercatori della Statale coinvolti nel progetto -, hanno messo in luce come la sessione di mindfulness organizzata prima della visita ha consentito ai partecipanti di vivere in modo differente l’incontro con le opere museali. In particolare, rispetto al museo scientifico è emersa la possibilità di vivere i diorami in modo immersivo, tale da far vivere gli ambienti naturali presentati come vivi e piacevoli, oltre che istruttivi. Si è aperta così la possibilità a una riscoperta del museo come fonte non solo di conoscenza, ma anche di esperienze intense e piacevoli. Ugualmente, rispetto alle opere presenti nella sala usata per la mindfulness (la sala della pittura e scultura romantica della GAM) i partecipanti hanno riportato spesso il loro stupore rispetto alla possibilità di vivere l’arte in modo del tutto diverso dalle proprie aspettative, anche vincendo lo scetticismo iniziale”.

La ricerca ha visto la collaborazione attiva del personale dei musei e, in particolare, dei curatori direttamente interessati allo studio, intevenuti per avviare un dialogo sulle opere e gli oggetti esperiti durante la mindfulness. “E’ stato così possibile armonizzare le attività di ricerca con la normale vita dei musei – concludono i ricercatori -, permettendo ai partecipanti di vivere un’esperienza unica. Inoltre, è stato avviato un dialogo tra mondo della ricerca, musei, istituzioni e cittadini che consentirà non solo di proseguire lo studio con ulteriori pratiche e raccolta dati, ma anche di avviare nuove iniziative finalizzate a rendere sempre di più i musei cittadini veri e propri spazi socio-cognitivi al servizio della comunità e del relativo benessere fisico, psicologico e culturale”.

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