Parte di: Centenario. Dieci per 100: dieci oggetti per 100 anni
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Centenario dell'Università degli Studi di Milano, progetto DIECI per 100.

I “destri” della Ca’ Granda sono l’ultimo oggetto di narrazione del Centenario dell’Università Statale di Milano. Canali di raccolta delle acque reflue dell’originario “Spedale di poveri”, opera di Antonio Averlino, detto il Filarete, ci portano oggi a riflettere sulla stretta connessione tra buona gestione delle acque, sviluppo della civiltà e tutela della salute. Interverranno Jacopo Stoppa, storia d’arte moderna, Carlo La Vecchia, epidemiologia, e Claudio Gandolfi, idraulica agraria.

Evento del Centenario
Quando
23 Ottobre 2024
ore 18:30
dove
Contatti
2024-10-23 18:30:00 2024-10-23 20:30:00 Europe/Rome Dieci per 100. #11 Destri della Ca' Granda <p>A cura di K</p> <p>Analisi ed elaborazione testi, reperimento e collegamento link/info</p> <p>---</p> <p>inseriti i settori sd previsti, categoria Cultura e società</p> <p>---</p> <p>Titolo originario: Dieci per 100. #11 Destri della Ca' Granda</p> <p>Testo breve originario: Si torna a casa, per l’ultimo incontro del progetto itinerante DIECI per 100. La “casa” è la sede storica di Via Festa del Perdono 7, detta “la Ca’ Granda”, sede ufficiale dell’Università degli Studi di Milano dal 1958.</p> <p>Un edificio storico di notevole bellezza, costruito dall’architetto Antonio Averlino, detto il Filarete, su incarico di Francesco Sforza e di sua moglie Bianca Maria Visconti che, in segno di gratitudine a Dio per la conquista del Ducato, vollero costruire lo “Spedale di Poveri”.</p> <p>Testo esteso: Si torna a casa, per l’ultimo incontro del progetto itinerante DIECI per 100. La “casa” è la sede storica di Via Festa del Perdono 7, detta “la Ca’ Granda”, sede ufficiale dell’Università degli Studi di Milano dal 1958.</p> <p>Un edificio storico di notevole bellezza, costruito dall’architetto Antonio Averlino, detto il <strong>Filarete</strong>, su incarico di Francesco Sforza e di sua moglie Bianca Maria Visconti che, in segno di gratitudine a Dio per la conquista del Ducato, vollero costruire lo “Spedale di Poveri”. Iniziata nel 1456, la costruzione della struttura continuò per più di 300 anni grazie a lasciti e donazioni dei cittadini milanesi e alla <strong>Festa del Perdono</strong>, una sorta di giubileo con vendita di indulgenze che, per concessione speciale della Santa Sede, si celebrava ogni due anni il 25 marzo, il giorno dell'Annunciata protettrice dell'ospedale.</p> <p>La pianta proposta dal Filarete è un rettangolo; al centro si collocava la chiesa e le parti laterali con pianta a croce erano destinate ai malati. L’intero complesso - considerato per secoli in Italia e in Europa un esempio di <strong>struttura ospedaliera avanzata</strong>- era affiancato dall’acqua del Naviglio che correva lungo l’attuale via Francesco Sforza.</p> <p>Forse non molti sanno che tra le innovazioni più grandi per l’epoca vi fu l’intuizione del Filarete di utilizzare l’acqua piovana, attraverso una serie di canali di raccolta e distribuzione, per realizzare dei bagni accanto ai letti dei malati, lungo tutti i corridoi della crociera, che permettessero una migliore qualità nell’igiene personale e nella cura dei pazienti, anche e soprattutto di quelli meno abbienti. Le acque reflue venivano scaricate e raccolte in una roggia che passava sotto il naviglio e defluiva nei terreni agricoli, dove secondo l’uso dell’epoca veniva usata per la concimazione e l’irrigazione.</p> <p>Questi “<strong>destri”</strong> (cioè latrine) della Ca’ Granda, sono - nel loro insieme ma non nella loro integrità- in parte sopravvissuti ai secoli, ai bombardamenti della seconda guerra mondiale e sono ancora visibili, sia pure con una veste completamente rinnovata, nell’attuale crociera quattrocentesca attualmente destinata a biblioteca.</p> <p>La vocazione di cura della Ca’ Granda non si è mai spenta. La nascita dell’Ospedale Maggiore e della Facoltà di Medicina ha portato avanti fino ad oggi il ruolo centrale dell’Ateneo nella tutela della salute pubblica traghettando il concetto di <strong>cura</strong> nella modernità del terzo millennio.</p> <p>Le sfide di oggi sono diverse: le epidemie non sono più (o non solo) quelle della peste e del colera, ma quelle di alcune malattie croniche, come i tumori e le malattie cardiache, che sono spesso legate anche all’ambiente in cui viviamo e ai nostri stili di vita. La <strong>moderna epidemiologia</strong> ci fornisce nuovi strumenti per capire come si diffondono e come possono incidere sulla salute delle persone e sull’aspettativa di vita.</p> <p>L’intuizione del Filarete nel costruire i destri si ritrova sorprendentemente in un concetto molto moderno: persone e ambiente, acqua, aria, terra, alimenti, fanno parte di un sistema unico e complesso, in cui tutto è collegato. Una buona <strong>gestione delle acque</strong>, per la salute pubblica così come per l’agricoltura, è una pietra miliare per lo sviluppo di una civiltà e di un territorio. I cambiamenti climatici, le siccità, le inondazioni, ci pongono oggi domande nuove e angosciose: piove troppo? Piove troppo poco? E infine: l’acqua ci cura: ma noi sappiamo curarci dell’acqua?</p> <p>A presentare l’incontro <strong>Angela Bassoli</strong>, coordinatrice del progetto <em>DIECI per 100</em>; con <strong>Jacopo Stoppa</strong>, storia dell’arte e dei beni culturali; <strong>Carlo La Vecchia,</strong> medicina ed epidemiologia; <strong>Claudio Gandolfi,</strong> idraulica agraria.</p> <p>L’incontro sarà introdotto da una lettura teatrale scritta da docenti e student* UNIMI, curato da <strong>Luciano Sartirana</strong> e <strong>Claudio Marconi</strong> e interpretato dalla <strong>compagnia teatrale UNIMI-Arcus</strong>.</p> <p>L’evento si svolgerà in Aula Magna, Via Festa del Perdono 7, il 23 ottobre con inizio alle 18.30.</p> <p>Con il patrocinio del Comune di Milano.</p> Aula Magna - Festa Del Perdono; via Festa del Perdono, 7, 20122 Milano (MI)