Neurology: Clinical Practice, la rivista ufficiale dell'Accademia Americana di Neurologia, pubblica uno studio di Università Statale e Ospedale San Paolo di Milano che dimostra una bassa incidenza di sanguinamenti intracranici, a 48 ore di osservazione dal trauma, anche in pazienti in Terapia Anticoagulante Orale (TAO).
Lo studio - condotto dalla Clinica Neurologica dell'Ospedale San Paolo di Milano diretta da Alberto Priori, docente di Neurologia in Statale, in collaborazione con il Pronto Soccorso di via S. Vigilio - ha coinvolto un campione di 344 pazienti in terapia anticoagulante (T.A.O.) giunti in ospedale per traumi minori - un incidente, una caduta, un'aggressione, facendo sport o anche solo una disattenzione - e che, durante l'impatto, hanno sbattuto la testa.
Mentre in pazienti fragili come quelli in terapia TAO si ha sempre una particolare attenzione per il possibile verificarsi di emorragie cerebrali, lo studio appena pubblicato ha invece dimostrato una minima incidenza di sanguinamenti intracranici a 48 ore di osservazione dal trauma.
Solo l'1,4% dei pazienti ha mostrato infatti la comparsa di un sanguinamento alla TAC di controllo (in tutti i casi di scarso impatto clinico e senza necessità di intervento neurochirurgico), dato che implica la non necessità di sottoporre tutti i pazienti a una seconda tomografia computerizzata (TC) del cranio e una riduzione quindi dell'esposizione ai raggi X del paziente, dei costi della gestione del trauma cranico e dell'impegno delle risorse del sistema sanitario.
"Questo studio - dichiara il professor Priori - rappresenta un tassello importante nella gestione dei malati con trauma cranico in TAO, poiché non supporta l'osservazione prolungata indiscriminata di tutti i pazienti anche con l'esecuzione di ripetuti accertamenti neuroradiologici ma propone, piuttosto, che questa venga limitata ai casi con meccanismo severo del trauma, alti valori di INR (International Normalized Ratio) o assenza di supporto sociale".
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