Durs Grünbein riceve la laurea honoris causa dal rettore Elio Franzini - Foto Giorgia Corti
Nelle sue opere infatti, si legge nella laudatio, “Durs Grünbein ha saputo restituire i problemi filosofici in tutta la pienezza del loro senso ad uno spazio culturale ampio e significativo, e così dopo un lungo silenzio le riflessioni dei filosofi hanno trovato la via per farsi sentire in modo limpido e chiaro sulla scena poetica”.
A conclusione della cerimonia, prima del conferimento della laurea honoris causa, Durs Grünbein ha tenuto la sua lectio magistralis dal titolo “Poesie, Philosophie und ihre Peripetien”, in tedesco con traduzione a cura di Rosalba Maletta, ricercatrice di Letteratura tedesca alla Statale di Milano, con una profonda riflessione su cosa significhi essere un poeta contemporaneo, con che sguardo osservare il mondo e con che strumenti, tra cui la filosofia, poterlo fare.
Guidato dalla “stella polare di Cartesio - il prototipo del nuovo pensatore occidentale: sradicato, guidato dalla conoscenza, dubbioso in ogni direzione” Durs Grünbein ha raccontato che “un giorno ebbe l'idea di diventare poeta. Tentare l’azzardo di essere un poeta. Con ciò non ho mai voluto che mi si leggesse solo come poeta, piuttosto come qualcuno che dedica la propria vita alla cosa che ama di più”.
E ancora “Sognare, di che si tratta, poetare? Per me è un'avventura antropologica. Per me è tornare lentamente a galla in una capsula dal fondo del mare. Riavvolgere tutti i film visti. Attraversare di nuovo, in tempo accelerato, tutte le città percorse a piedi. Rivivere tutti i conflitti con le persone che ci è capitato di incontrare; tutti gli amori, le relazioni, gli episodi sessuali, questa volta però in maniera più drammatica”.
La figura del poeta, guidato dall’autodeterminazione e dal pensiero critico, permea tutta la Lectio Magistralis di Durs Grünbein: “Cosa vuole ottenere chi scrive poesie? Se lo sapesse in anticipo, non riuscirebbe a produrre un solo rigo. Non vale la pena di iniziare se il risultato è già chiaro e definito. Scrivere poesia significa, a detta di tutti coloro che vi si sono provati: leggere il testo dentro di sé, sempre preoccupati di correggere la rotta, seguendo con la sicurezza del sonnambulo un percorso che alla fine era il proprio, rivolto verso la natura, verso il cosmo, in alcuni momenti felici verso la bellezza”.
Ma il poeta che ha in mente il letterato tedesco è ben altro, è un poeta filosofo, dove filosofia e poesia si trovano su binari che non scorrono sempre paralleli “Penso (…) Che l'immaginazione poetica e quella filosofica viaggino su binari differenti. In entrambi gli ambiti il pensare procede, per così dire, mancando sistematicamente l’altro. Ma ci sono gli incroci, esistono. Stazioni di interscambio, biglietterie per gli incontri fortuiti, binari di servizio comuni. Ho potuto prendere sul serio sempre solo poeti e poetesse che trattassero con la filosofia ad armi pari”.
E conclude “oggi partiamo dal presupposto che le arti (tutte le arti, compresa la poesia) richiedano qualche talento, pertanto predisposizione. Che in definitiva siano un dono, mentre tutto il resto si acquisisce attraverso uno studio diligente. Essere poeta oggi, nelle condizioni di una società profondamente differenziata significa organizzarsi fin dall'inizio, puntare su un’unica carta, per lo più invano, talora tuttavia no”.
La cerimonia trasmessa sul canale Youtube dell'Ateneo.
Nei Materiali allegati il comunicato stampa, il testo della Laudatio del professor Paolo Spinnici, il testo della Lectio magistralis di Durs Grünbein e la traduzione della professoressa Rosalba Maletta.
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